SAFEGUARDING: per tutelare e tutelarsi

“SAFEGUARDING: per tutelare e tutelarsi” – Confronto significativo, con uno sguardo oltre le sole normative, per promuover una cultura del “rispetto e della prevenzione”

Lo scorso venerdì 13 giugno, presso l’oratorio di Belledo a Lecco, si è tenuto un importante incontro formativo promosso dal Comitato territoriale del CSI di Lecco, dedicato al tema del SAFEGUARDING. Il titolo emblematico, “Per tutelare e tutelarsi”, ha fatto da filo conduttore a una serata intensa, ricca di riflessioni e spunti concreti, rivolta a presidenti di società sportive e safeguarding officers.

L’incontro ha visto la partecipazione di due relatori di grande spessore:
• Prof. Antonio Borgogni, docente ordinario presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Bergamo
• Dott.ssa Silvia Sangalli, pedagogista e formatrice responsabile provinciale del Safeguarding per il Comitato territoriale CSI di Lecco

A fare gli onori di casa, Pietro Gatto, Presidente del Comitato CSI di Lecco, che ha aperto i lavori con una riflessione sulla necessità, introdotta dal D.Lgs. 39/2021, di dotare ogni società sportiva di determinati codici di condotta e modelli organizzativi, uno per ogni ambito del Safeguarding (tutela dei minori, contrasto alla violenza di genere, contrasto ad ogni forma di razzismo e discriminazione) e di individuare un safeguarding officer, figura centrale nella tutela dei minori e nella prevenzione di abusi, violenze e discriminazioni.

Dalla sua analisi è emerso che meno della metà delle società sportive lecchesi ha nominato formalmente questa figura, mentre le restanti hanno, come previsto dalla normativa, delegato il ruolo al presidente dell’associazione.

La dottoressa Sangalli ha illustrato gli aspetti pratici della riforma dello sport, offrendo indicazioni concrete su come strutturare i modelli organizzativi e dove reperire i materiali utili – disponibili sia sul sito del CSI Lecco che su quello nazionale.

Ha poi approfondito il tema delle segnalazioni di episodi discriminatori o sospetti abusi, ribadendo il ruolo essenziale del safeguarding officer, figura che deve essere autonoma, competente e conoscitrice dell’ambiente associativo, non solo per intervenire efficacemente, ma anche per promuovere una cultura della prevenzione.

Numerosi anche i riferimenti a casi concreti e ricerche che hanno permesso di comprendere quanto oggi sia fondamentale un cambio di prospettiva, alla luce delle nuove normative e della crescente sensibilità su questi temi.

L’intervento del professor Antonio Borgogni si è focalizzato sul valore educativo, sociale e inclusivo dello sport, richiamando un passaggio epocale: la modifica dell’articolo 33 della Costituzione, approvata nel settembre 2023, che riconosce formalmente il ruolo dello sport come promotore del benessere psicofisico e sociale.

A partire da questo riconoscimento costituzionale, il professore ha sottolineato la necessità di andare oltre il semplice adempimento normativo, per costruire una vera cultura della tutela, dove ogni società sportiva diventi protagonista attiva nel garantire ambienti sicuri, rispettosi e inclusivi, soprattutto per bambini e adolescenti.

Un altro momento significativo del suo intervento ha riguardato la dimensione sociale dello sport, evidenziata attraverso dati di ricerca: oggi, lo sport è il secondo luogo aggregativo dopo la scuola per la fascia d’età compresa tra i 3 e i 19 anni, coinvolgendo quasi 5 milioni e mezzo di ragazzi e ragazze. Questo dato, ha ribadito il professore, impone una responsabilità enorme nel presidiare con attenzione educativa e tutela questi spazi di relazione.

Ha inoltre voluto porre l’accento su alcune problematiche emerse nel tempo, spesso rimaste inascoltate o sottovalutate, denunciando ipocrisie e zone grigie ancora presenti nel mondo sportivo. Particolarmente significativo è stato il riferimento ai cosiddetti “diritti inavvertiti”, ovvero quei diritti dei minori che spesso non vengono riconosciuti, come il diritto all’autonomia nel gioco libero o alla fruizione serena degli spazi pubblici.

Infine, ha ricordato un dato preoccupante:oltre 600.000 giovani atleti hanno abbandonato il mondo dello sport negli ultimi anni, un campanello d’allarme che deve spingere tutti a riflettere. Da qui l’importanza di un impegno concreto per prevenire ogni forma di violenza – fisica, psicologica, sessuale – oltre a pratiche dannose come il doping o le imposizioni alimentari, che possono lasciare segni profondi e duraturi nella vita dei giovani.

La bravura e l’abilità dei relatori hanno fatto sì che l’attenzione del pubblico restasse sempre alta, senza cali di interesse. Il clima dell’incontro è stato arricchito da un vivace coinvolgimento dei presenti, con numerose domande e interventi che hanno rappresentato un segno tangibile di un interesse autentico e del bisogno concreto di confronto su tematiche tanto delicate quanto fondamentali per il futuro dello sport educativo.

In chiusura, il Presidente del Comitato Territoriale CSI-Lecco, Pietro Gatto, ha ringraziato i relatori e tutti i partecipanti, ribadendo l’impegno del CSI a proseguire con determinazione su questa strada, offrendo supporto formativo e strumenti pratici a tutte le realtà del territorio.

Ha poi voluto lasciare un messaggio forte e chiaro: «Lo sport, che per definizione è un luogo di crescita, di relazione, di speranza, non può e non deve diventare per qualcuno un luogo di sofferenza o di esclusione. Per questo dobbiamo continuare tutti insieme a lavorare in questa direzione. Come dirigenti, tecnici, volontari, educatori, sta a noi rendere concreta questa cultura del rispetto dentro le nostre società, nei nostri campi, nei nostri spogliatoi. Se è vero che il cambiamento culturale richiede tempo, è altrettanto vero che il tempo per iniziare è adesso».

Con queste parole si è chiuso il convegno, tra la consapevolezza delle sfide e la volontà condivisa di essere parte attiva del cambiamento.

Pietro Gatto

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